Translate
martedì 30 dicembre 2014
domenica 21 dicembre 2014
Donne del Viola Club Saharawi: grande "energia" di Pace e Speranza
Dal ricordo di Luca Toni con i suoi "Toni e furmini" del Viola Club Kathmandu, eccoci un'altra volta a passare dalle più alte montagne del mondo, alle terre più aride. Ancora con lo Sport e con i suoi messaggi più nobili che per noi sono rappresentati dal motto "SPORT in PEACE" che uniscono gli amici del Nepal a quelli del deserto del Viola Club Saharawi.
Già un anno è passato dall'ultimo viaggio e quella "tappa" che vide la sua nascita (18 dicembre 2013) e di allora riproponiamo oggi molto volentieri questi brevi attimi di saluto carichi di una straordinaria "energia".
Un saluto al "femminile" di qualche insegnante della Scuola "Walda Muhamed Ali" di Auserd, ideale sede dello stesso Viola Club (e non solo).
... ancora con maggiore forza ed entusiasmo per l'immutabile desiderio di risoluzione con Pace e Speranza.
NAMASTE'!
martedì 16 dicembre 2014
Domenica il suo 300° gol, ma i "furmini" di Luca Toni sono arrivati anche in Nepal!

Forse non tutti sanno (o ricordano) che del calciatore Luca Toni (adesso nel Verona ma allora nella Fiorentina) si parlò molto anche in Nepal, appunto, tra l'inverno 2005 e la successiva estate, quella del "mondiale" 2006.
La scorsa domenica ha segnato il suo gol n° 300 in carriera, ma in quel periodo, a celebrare le sue prodezze, a Firenze fu girato e coniato per lui il famoso "Toni e... furmini".
L'Associazione Centro Coordinamento Viola Club mi affidò anche alcune magliette da dare poi a quelli che sarebbero divenuti i primi aderenti della sezione "junior" proprio del Viola Club Kathmandu che nacque ufficialmente il
5 dicembre 2005.
NAMASTE'!
(con le semplici istruzioni per... aderire!)
mercoledì 3 dicembre 2014
Il Popolo Saharawi e la delegazione del senatore Stefano Vaccari, Roma ed il caro Lelio Giachetti
Dal "presidente" Sandro Volpe riceviamo questo comunicato stampa diffuso dall'Agenzia ASCA...
La riprendo molto volentieri. E specialmente oggi...
Ma del gruppo che raggiunse Roma quel giorno da Sesto Fiorentino, c'era anche un amico che ha attraversato tanti momenti della mia vita (ed anche in "tappe" precedenti): Lelio Giachetti.
Quel giorno di Roma, con lo stesso Sandro, e Pierluigi, e la "presidente" Fatima, rimarrà l'ultimo in cui ci siamo incontrati e scambiati qualche parola...
Nelle ultime ore, ho infatti appreso che Lelio se n'è andato, per l'ultima sua tappa... Anche lui, in questo 2014...
Ma la storia (anche questa!), di riunioni, incontri e telefonate, sarebbe assai lunga! E questo vuole essere oggi un semplice saluto: a Lelio e magari anche ad un "sogno" di risoluzione Saharawi legato alla missione della delegazione parlamentare di queste ore ed al ricordo di quel giorno di giugno.
Ciao Lelio... e ricordati di salutarmi Mauro!
mercoledì 26 novembre 2014
Nel giorno 30 del mese di Kartik (কার্ত্তিক) dell'anno 2055 del calendario Vikram: una "conquista" su antiche strade...
Anche se "Per le antiche strade del futuro" (con il contributo del "piccolo" Dario) non fu il documentario del mio primo Nepal, quello del 1985. Il mio prim o viaggio in Nepal nacque grazie ad un personaggio che ha indubbiamente segnato la mia esperienza: Giovanni Cecconi. Ed a un trekking che aveva organizzato verso il Campo Base Annapurna, il Santuario... (che in bicicletta raggiungerò "solo" nell'inverno 1999/2000).
Per le antiche strade è il nome del primo video-documentario "serio" relativo alla mia prima traversata del Nepal, da Kodari/Tibet a Sanauli/India, nel 1989...
A seguire il commento che introduce l'articolo del Kathmandu Post al rientro dalla conquista del lago più alto del mondo da poco inserito anche nello spazio Ciclisti Per Caso su "fb":
"The Kathmandu Post" - Kartik 30, 2055
Ce ne sarebbero ancora... ma penso opportuno concludere la rassegna stampa nepali con quest'articolo uscito il giorno 30 del mese di KARTIK (কার্ত্তিক) dell'anno 2055 del calendario Vikram...
Che poi sarebbe stato il 16 novembre 1998: "56 anni e mezzo" avanti al nostro!
Anche a bordo di una bicicletta Shuttle (quasi) spaziale dopo una straordinaria "conquista", la sensazione è stata sempre la stessa, dello scorso anno come del prossimo viaggio, un rinnovarsi continuo di ciò che avvertii da subito, nel mio "primo" Nepal del 1985: trovarmi "sulle antiche strade del futuro"...
Per le antiche strade è il nome del primo video-documentario "serio" relativo alla mia prima traversata del Nepal, da Kodari/Tibet a Sanauli/India, nel 1989...
A seguire il commento che introduce l'articolo del Kathmandu Post al rientro dalla conquista del lago più alto del mondo da poco inserito anche nello spazio Ciclisti Per Caso su "fb":
"The Kathmandu Post" - Kartik 30, 2055
Ce ne sarebbero ancora... ma penso opportuno concludere la rassegna stampa nepali con quest'articolo uscito il giorno 30 del mese di KARTIK (কার্ত্তিক) dell'anno 2055 del calendario Vikram...
Che poi sarebbe stato il 16 novembre 1998: "56 anni e mezzo" avanti al nostro!
Anche a bordo di una bicicletta Shuttle (quasi) spaziale dopo una straordinaria "conquista", la sensazione è stata sempre la stessa, dello scorso anno come del prossimo viaggio, un rinnovarsi continuo di ciò che avvertii da subito, nel mio "primo" Nepal del 1985: trovarmi "sulle antiche strade del futuro"...
mercoledì 12 novembre 2014
Forlì: il San Martino di Claudia con Limam Boisha, poeta Saharawi
Anche il primo San Martino "scolastico" (fino ad ieri lo aveva sempre festeggiato come patrono) di Claudia è stato assai particolare!
Da autentica "CICLISTAperCASO-universitaria" non ha infatti mancato un doppio appuntamento con il poeta del Popolo Saharawi Limam Boisha: al mattino in facoltà, alla sera in una libreria del centro.

In collaborazione con Arci Comitato di Forlì, Rayuela Edizioni e Festival della Letteratura di Milano, annunciamo la prima tappa di un percorso volto a diffondere la cultura del Sahara Occidentale in Italia. In compagnia di Limam Boisha, scrittore saharawi, e Milton Fernández, della Rayuela Edizioni, presentiamo un'opera cardine della letteratura contemporanea del Sahara Occidentale. Usi, costumi e speranze di un popolo in esilio forzato da quasi 40 anni, si fanno prosa e verso e ci accompagnano in un viaggio alla scoperta di una cultura altra, sconosciuta ai più, eppure strettamente vincolata alla storia dell'occidente europeo.
Eccola!
18 novembre: una settimana dopo...
Anche se fisicamente ero a scuola, questo San Martino mi ha riportata
“spiritualmente” in uno dei posti più incredibili che abbia mai visto: il
deserto.
Questo è potuto accadere grazie all’incontro con Limam Boisha, poeta Saharawi
.
Durante il suo intervento, nella
lezione di traduzione al mattino come alla presentazione di un suo libro della sera, e tradotto proprio da
una studentessa della mia facoltà, sono venuta a conoscenza di progetti che
mi sono sembrati utili per la causa del popolo Saharawi.
La “Generación de la Amistad saharaui”, di cui Limam fa
parte, mi ha fatto venire subito in mente anche qualcos'altro che mi ha toccato
particolarmente il cuore durante la mia esperienza scolastica precedente: Federico
García Lorca, con tutto il suo impegno verso quelli che nella sua società erano
considerati gli ultimi, e il rapporto di amicizia che lo legava ad altri
scrittori che, come lui, hanno vissuto i tragici anni della guerra civile
spagnola.
Quello che mi ha colpito di più delle parole di Limam è
stata la passione che coloro che fanno parte della Generación hanno per la lingua spagnola,
nonostante la Spagna abbia avuto, in passato, notevoli responsabilità in quella
che è la loro situazione attuale e che ancora oggi sia al centro di questioni
non del tutto chiare. Ma questa lingua dà maggiori possibilità di farsi
conoscere nel mondo, ed è questo l’importante per loro.
Mi è sembrato molto
bello anche il proposito di questi scrittori: cercare sì di far conoscere il
loro popolo, ma soprattutto negli aspetti che riguardano la sua cultura.
Credo
davvero che sia un intento straordinario perché, pensando all'esperienza che ho
avuto la fortuna di vivere più di due anni e mezzo fa, le emozioni che ho
provato durante quel viaggio sono state molto legate alla scoperta di quella
che era ed è una cultura totalmente diversa da quella che mi circonda.
Ma non solo...
Sempre per la "sua" facoltà universitaria e sempre grazie all'incontro con Limam, in questi giorni Claudia si è trovata anche a tradurre un'articolo di Rosa Montero.
Una storia ed una "vergogna" che riguarda una donna saharawi: Zahra Abdallahi Lefdil.
Una storia ed una "vergogna" che lo stesso Limam conosce assai bene ma che si è astenuto dal commentare: Zahra è sua moglie...
(Cliccando su queste righe andrete proprio alla "traduzione" originale...)
Un po' dell'esperienza con Claudia con il popolo Saharawi:
- OLYMPIC SOFTBALL: dai campi profughi di Tindouf (Mijek)
- Una "partita" veramente olimpica! (dal TGR Rai)
- Premio EDOARDO MANGIAROTTI 2013: una "menzione" per il progetto nel deserto
Claudia: CICLISTIperCASO a Forlì... |
sabato 1 novembre 2014
Da "I giorni di Tilicho 1998": la sacra Muktinath
![]() |
Upasana Malla, Marco Banchelli e Jeetbhadur Magar a Muktinath con la bandiera dell'Europa |
E' una specie di piccola galleria fotografica (a cui sicuramente si aggiungeranno anche altre immagini), per avere un'idea di quel sacro e quell'azzurro che accompagnò quella fortunata esperienza del 1998...
E dato che ci sono, ne approfitto anche per ritornare su un pensiero su religioni e "cambiamenti" che in questa giornata e in questi tempi di tante confusioni mi pare particolarmente indicato.
Mi piacerebbe anche conoscere al riguardo qualche vostro pensiero e magari anche aprire una specie di dibattito, confronto... ci mancherebbe!
E naturalmente,
Buona Festa di Ognissanti a TUTTI!
... l'avvicinarsi ad una religione e ad una filosofia
come a presunte e definitive esperienze salvifiche:
più grande ne è il "bisogno",
più il rischio di sbagliarsi e confondersi
è assai più che probabile,
è assai più che probabile,
quasi certo...
Alla Via, alla Verità, a Dio, come all'Illuminazione,
alla Preghiera come alla Meditazione
o comunque alla visione più chiara della Vita,
si comincia ad avvicinarsi quando,
in ciò che cercavi,
ti imbatti o ti incontri
in un momento che non cerchi,
in cui non ci pensi,
o stai talmente "bene"
che quasi credi di non averne il bisogno...
Ed inizi a comprendere,
a sentirti più forte e sicuro, migliore.
Ma non siamo stati noi a scegliere...
Noi siamo gli "scelti"!
Il nostro compito è solo il "riconoscere",
e farsi avvolgere,
e accompagnare.
Anche se talvolta il "cammino" potrà sembrare arduo
o l'ostacolo che avrai di fronte insuperabile.
La "destinazione" ne vale assolutamente la pena:
Anche se talvolta il "cammino" potrà sembrare arduo
o l'ostacolo che avrai di fronte insuperabile.
La "destinazione" ne vale assolutamente la pena:
essere in sintonia con l'Assoluto ed il Supremo
come con noi stessi e TUTTI gli Altri...
venerdì 17 ottobre 2014
Sul Nepal e l'Himalaya, gli Annapurna, il "mio" Machhapuchhre...
L'amico Rajendra di Nepal Nature definisce gli ultimi accadimenti che hanno interessato la regione degli Annapurna come i più "drammatici" della storia del turismo nella forma che più ha reso famoso il Nepal nel mondo: il trekking.
In queste ore non possiamo che non essere vicini a chi è stato in qualche modo colpito da questo incredibile evento. Anche se permettete che personalmente possa tirare un gran sospiro di sollievo nell'apprendere che il nostro "fraterno" amico Robin, abbia fatto appena in tempo a rientrare al sicuro prima dell'inferno...
Conosco molto bene tutta quella zona del Nepal: dal Campo Base Annapurna nel versante sud, alla regione di Manang e Muktinath verso il Mustang, fino allo stesso Tilicho, nel versante nord.
Conosco molto bene tutta quella zona del Nepal: dal Campo Base Annapurna nel versante sud, alla regione di Manang e Muktinath verso il Mustang, fino allo stesso Tilicho, nel versante nord.
![]() |
La sacra piramide del Machhapuchhre (Marco Banchelli - gennaio 2000) |
E comunque le percentuali di rischio da sempre indicano questi straordinari percorsi che avvicinano al cielo, come i più pericolosi del nostro pianeta. Anche per i "trekking facili"...
Io stesso ho avuto modo di verificare certe situazioni fin dalla mia prima esperienza nel 1985, giusto giusto di questi tempi e in questa stagione. Consigliata da guide ed esperti, ma assolutamente aperta ad eventuali e repentini "cambiamenti". Anche senza il terribile ciclone di quest'anno.
In quell'ottobre di quasi trent'anni fa infatti, la temperatura (per fortuna) non consentì alla neve di cadere, ma prendemmo tanta di quell'acqua... Se avessimo avuto quelli che ci avevano consigliato (e garantito) per la semplicità dell'escursione e la bellezza di quel periodo dell'anno, li avremmo assai volentieri lasciati agli attacchi delle sanguisughe da cui ci dovevamo difendere. Come minimo... E proprio verso il classico percorso del "santuario" Annapurna.
Anche se da quella "lezione" tanto cominciai ad imparare nella conoscenza del "mio" Nepal.
Nel maggio 1993, verso il Pisang Peak ed il tentativo di superare i "6.000" con la bicicletta, fu solo grazie al grande fiuto ed esperienza del mio Jeetbhadur che ci risparmiammo di essere sommersi da un'incredibile nevicata che in una notte coprì tutta Manang, la valle ed i picchi che la circondano. E assolutamente devo ritrovare un bellissimo articolo di Riccardo Fontanini per LA NAZIONE, che lo raccontò e lo ricorda... (TROVATO! Lo inserisco nel "CampoBase" dei miei scritti, il blog di CICLISTIperCASO, con altre considerazioni... - basta cliccare su queste righe... )
Ma anche i tanti amici che in questi anni hanno anche solo tentato di condividere con me una normale alba dall'erta collina di Sarangkot, hanno imparato che non sempre le montagne si "concedono", neppure alla vista.
Adesso però, a rappresentare il Nepal e la sua "dimora delle nevi" che è l'Himalaya, e testimoniare la mia vicinanza a chi in un qualche modo è stato colpito da questa tragedia, non posso che evocare tutta la sacralità e spiritualità del mio Machhapuchhre.
E, naturalmente, NAMASTE'!
venerdì 19 settembre 2014
Caritas Nepal: i primi "25" anni di attività
Riprendiamo da "Asia News" una notizia che ci riguarda molto da vicino: il primo "quarto" di secolo di servizio della Caritas che abbiamo avuto il piacere di veder nascere ed accompagnare in qualche modo in tutto il nostro "cammino"...
- Caritas Nepal: testimoniando Cristo, da 25 anni al servizio di poveri ed emarginati
(di Christopher Sharma)
- Caritas Nepal: testimoniando Cristo, da 25 anni al servizio di poveri ed emarginati
(di Christopher Sharma)
Godavari: Padre Pius Perumana (Direttore Caritas Nepal) e Marco Banchelli |
mercoledì 13 agosto 2014
"... un sorriso che mi accompagnerà per sempre"
Le lezioni che ho ricevuto sono state veramente tante, come dire: quotidiane e spontanee, naturali...
OGGI però una mi batte ancora più forte nel cuore. Quella che ricevetti nel sacro tempio di Pashupatinath da un giovane che sembrò cogliere il momento di "pena" che stavo attraversando in quei tempi:
NON TI PREOCCUPARE, SU' CON LA VITA! E' SEMPRE UNA GRANDE FORTUNA IL POTERLA VIVERE OGNI GIORNO... E CHE TU POSSA AVERE UNA SERENA MORTE!
Parole che lì per lì, senza riflettere, mi sembrarono anche di cattivo gusto: ma che poi, da quel giorno, ho avuto sempre più modo di verificare ed apprezzare per quanto fossero vere!
Mi spiace solo che quel giovane non abbia potuto incontrare tanti altri ad iniziare dalla stessa tristissima vicenda di queste ultime ore legata alla vita ed alla morte di Robin Williams...
Anche grazie a quel giovane ho imparato ad apprezzare e rispettare esperienze di vita ben diverse e soprattutto assai più "ricche", tanto per chi le ha vissute in prima persona come per chi ha avuto il privilegio di conoscerle e magari condividerle per anni od anche solo per pochi istanti.
Credo che la più grande fortuna umana sia il tentare di guardare ed ispirarsi a persone come Nelson Mandela (e il "suo" William Ernest Henley), Madre Teresa di Calcutta, Francesco d'Assisi (e d'Argentina!) e poi Franco, Gino, Mauro, Giulia, mia madre, "nonna Maria"...
E come quel ragazzo di Pashupatinath, che vedo ancora avvicinarsi a me trascinandosi sulle mani per la lebbra che gli aveva completamente "mangiato" le gambe, ma con un sorriso che mi accompagnerà per sempre.
NAMASTE'!
Marco Banchelli
"Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima. "
da INVICTUS
William Ernest Henley
martedì 15 luglio 2014
Calenzano: il Viola Club Saharawi saluta i bambini arrivati in Italia per l'estate
Anche quest'anno sono arrivati nella Piana di Sesto Fiorentino come in altre zone della Toscana e d'Italia, dei piccoli gruppi di bambini Saharawi che, nel periodo più torrido dell'anno per i campi profughi dove vivono nel profondo sud di Tindouf del deserto algerino, trascorrono con noi alcune settimane estive. Tra vacanza e solidarietà.
Un momento certamente bello e importante ma che sicuramente potrebbe e dovrebbe diventare ancora più importante. Magari anche in certi momenti tipo quelli vissuti nello scorso fine settimana tra un torneo di calcetto ed una straordinaria cena tra le vecchie mura di un'antica residenza su una cresta della Calvana...
Magari tentando proprio di coinvolgere alcuni bambini degli amici marocchini che da anni risiedono nelle nostre zone. E oltre...
Ed in questo senso andrà certo il nostro impegno e quello del Viola Club SAHARAWI che ha comunque avuto modo (e con grande piacere!) di essere presente in questi momenti.
Con un particolare ringraziamento a Floriana, Pierluigi e Clara.
lunedì 7 luglio 2014
"Corri la Vita 2014": presentata oggi a Firenze l'edizione n° 12
- agli organizzatori di
CORRI LA VITA
Anche
quest'anno,
dai sentieri dell'Himalaya
alle piazze di Firenze,
CICLISTIperCASO
sempre con
Voi!
"Portatori" del grande messaggio
di solidarietà e di speranza
di CORRI LA
VITA
per le strade del
mondo.
Marco Banchelli
- http://ciclistipercaso-marcobanchelli.blogspot.it/2013/09/corri-la-vita-2013-marco-banchelli-in.html
lunedì 23 giugno 2014
Papa Francesco e il "dono" dell'ascolto
"Ascoltare non è sempre semplice.
A volte è più comodo fingersi sordi, coprirsi le orecchie per non sentire.
Spesso, all'ascolto autentico, sostituiamo le e-mail, gli sms o le chat, privandolo così della concretezza dei volti, degli sguardi, degli abbracci.
Possiamo scegliere di ascoltare solo alcune voci, naturalmente quelle che ci convengono: c'è sempre qualche adulatore pronto a dirci proprio ciò che vogliamo sentire.
Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, preservare la parola altrui.
E' necessario fare tutto il possibile per predisporsi all'ascolto nel modo migliore, perché tutti possano parlare, perché si tenga conto di ciò che ciascuno vuole dire.
Nell'ascolto si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di se stessi in cui si ricrea il gesto sacro dell'Esodo: togliti i sandali, procedi con cautela, non spingere. Taci, questa è una terra santa, c'è qualcuno che ha qualcosa da dire: saper ascoltare è una grazia immensa!
E' un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo."
Papa Francesco
da
E' L'AMORE CHE APRE GLI OCCHI
Rizzoli
A volte è più comodo fingersi sordi, coprirsi le orecchie per non sentire.
Spesso, all'ascolto autentico, sostituiamo le e-mail, gli sms o le chat, privandolo così della concretezza dei volti, degli sguardi, degli abbracci.
Possiamo scegliere di ascoltare solo alcune voci, naturalmente quelle che ci convengono: c'è sempre qualche adulatore pronto a dirci proprio ciò che vogliamo sentire.
Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, preservare la parola altrui.
E' necessario fare tutto il possibile per predisporsi all'ascolto nel modo migliore, perché tutti possano parlare, perché si tenga conto di ciò che ciascuno vuole dire.
Nell'ascolto si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di se stessi in cui si ricrea il gesto sacro dell'Esodo: togliti i sandali, procedi con cautela, non spingere. Taci, questa è una terra santa, c'è qualcuno che ha qualcosa da dire: saper ascoltare è una grazia immensa!
E' un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo."
Papa Francesco
da
E' L'AMORE CHE APRE GLI OCCHI
Rizzoli
venerdì 6 giugno 2014
Domani l'ultimo giorno di "13 anni": la scuola e il "dono" della lettura

Per l'occasione pensiamo opportuno riprendere una "tappa" che in questi ultimi anni di superiori ha contraddistinto il mese di maggio.
![]() |
Il sindaco Gianni Gianassi ha appena consegnato il trofeo... |
Claudia, anche grazie alla sua passione per la lettura (oltre che per il gioco) ha sempre preso parte. E quest'anno, e finalmente, anche vincendo!
Nel ringraziare il Prof. Stefano Bottai (tra l'altro anche grande appassionato della natura e delle bicicletta!!!), ecco di seguito l'articolo dalle pagine dell' IISS P. Calamandrei e qualche immagine a ricordo e saluto di questa esperienza e di tutto un percorso (per fortuna) accompagnato dal grande "dono" dell'amore per i libri e la lettura...
La sera del 7 maggio al cinema Grotta si è svolta l'annuale sfida letteraria tra le scuole superiori di Sesto, promossa nell'ambito delle iniziative del comune di Sesto Fiorentino in occasione di Maggio di Libri, e denominata "Cacciatori di Testi". Quest'anno la sfida, oltre che su conoscenze culturali a carattere generale, è avvenuta sul libro di Fabio Genovesi "Esche Vive" e sul testo di Benioff David "La città dei ladri". La gara organizzata dall'associazione "Allibratori" si è svolta alla presenza del sindaco di Sesto Gianni Gianassi e dell'autore Fabio Genovesi. La nostra squadra composta da 17 ragazze provenienti da diverse classi della scuola ha vinto la gara portando a casa il trofeo messo in palio, che la nostra scuola custodirà durante il prossimo anno scolastico, e il premio consistente in un buono di 50 euro per l'acquisto di libri. Della squadra coordinata da Prof. Bottai hanno fatto parte:
Ilaria Ricci, Claudia Banchelli, Elisa Bocciardi, Monica Paradisi, Giulia Compagno, Giulia Palloni, Viola Volpi, Jinjin Hu, Virginia Lucioli, Francesca Mazzucco, Olivia Nutini, Giorgia Tinacci, Martina Vannuccini, Huihong Cao, Sara Gori, Elisa Arletti, Martina Cipriano.
![]() |
Il "gruppo" Calamandrei (foto Roberto Vicario / Piana Notizie) |
venerdì 23 maggio 2014
Roma e San Pietro, Papa Francesco, San Kolbe e la bellezza: della testimonianza, della verità e del dono della vita per Amore
Arrivare in Piazza San Pietro (come anche il velocissimo "ritorno"!), passeggiare nell'attesa tra un santino ed una cartolina postale, vivere direttamente da lì il primo incontro con l'enorme potenza della semplicità e del messaggio di Papa Francesco rischia di essere qualcosa che descrivere quasi non è possibile. Ma veramente...
Silvia e Giancarlo, Silvia (un'altra!) e Nicole, migliaia e migliaia di altre donne ed uomini, bambini, giovani e meno giovani, neri, gialli, bianchi, linguaggi, striscioni e colori: tutti lì, in uno splendore di cielo e di spazi, tra arti umane e divine ad alimentare poi, attraverso quella piccola figura bianca affacciata sul tutto, Speranza e Amore.
Noi "cinque" eravamo lì come conseguenza di un meeting a cui avevamo partecipato il giorno prima, sabato 17. Un incontro dove il "viaggio" era il protagonista assoluto, insieme a blogger e ... giornalisti.
Mi è tornato in mente, proprio dal libro E' L'AMORE CHE APRE GLI OCCHI con lettere e discorsi dal 1999 al 2007 dell'allora Vescovo argentino Jorge Mario Bergolgio (a cui in qualche modo è dedicata anche la pagina di questo link nel BLOG) , il capitolo dove parlando del buon samaritano, il futuro Papa Francesco ricordava la figura di San Massimiliano Maria Kolbe.
Mi sembra che sia una gran bella considerazione da riprendere per queste sorprendenti ore trascorse nella città eterna e non solo...
San Massimiliano Maria Kolbe, martire della carità, prigioniero n. 16670 ad Auschwitz, proclamato santo da (San) Giovanni Paolo II e venerato come patrono dei giornalisti proprio per l'uso che fece dei mezzi di comunicazione, seppe rendersi prossimo alle vittime nel campo di concentramento. E là, sebbene i carcerieri e i boia depredassero e infierissero senza sosta sui deportati, si avvicinò loro come fosse lo stesso Gesù, offrendo la sua vita per salvare quella di Francesco Gajowniczek, condannato a morte. Lui, modello per tutti i comunicatori, ci mostra come il modo più appropriato per trasmettere il Vangelo di i Gesù sia la bellezza della testimonianza, della verità e del dono della propria vita per amore.
Signore, ti preghiamo affinché ci renda "prossimi" come il buon samaritano del Vangelo, che non è altri che te, trasfigurato dalla bellezza dell'amore di Dio per noi; affinché il nostro animo si scuota e il nostro cuore si intenerisca di fronte ai nostri fratelli, e possiamo scoprire la bellezza del meraviglioso amore con il quale veniamo salvati, per comunicare il piacere di impegnarsi ad amare il prossimo secondo l'esempio di Massimiliano Kolbe.
martedì 13 maggio 2014
"Verso la Libertà": la storia di Marco Banchelli incontra il Popolo Saharawi (anno 1999)

Anche se dovranno passare dieci anni...
lunedì 28 aprile 2014
Un "Bologna - Fiorentina" che viene da lontano: il particolarissimo Appennino dei Banchelli...

Ancora queste due squadre ad incrociare il destino della mia vita. E di questo blog.
Si perché se il Bologna / Nepal ha partecipato al Torneo AMICO FRANCESCO (e vincendolo anche!), lo scorso 4 ottobre a Kathmandu, non è stato certo di un "caso"...
Mia figlia Claudia infatti, stava proprio in quei giorni dello scorso autunno, definendo il suo "passaggio" alla squadra di Bologna delle Blue Girls...
Molto evidente è stata la delusione di Michele e Massimo, di Stefano, Daniele e il grande Gigi che allo stadio di Bologna aveva anche il figlio in tribuna, quando appunto sabato, ho comunicato loro la notizia.
E' stato anche per loro, come per addolcire un attimo anche il solo timore di un'eventuale retrocessione, che ho pensato di rintracciare qualche immagine e qualche ricordo della mia storia con Bologna e il calcio, lo sport e i viaggi, fino allo stesso "Caso" dei miei straordinari fratelli maggiori Patrizio e Syusy.
Ma tra tutti i momenti che legano non solo me, ma direi proprio i "Banchelli", a Bologna, non posso adesso che ricordare questo. Quando con la stessa Claudia, che allora neppure aveva compiuto il primo anno, entrammo al centro dello Stadio Dall'Ara per dare il calcio d'inizio della partita Bologna-Fiorentina tra politici-amministratori (che per il "ritorno", a Firenze, dovrebbe poi aver visto in campo anche il Presidente della Provincia di quegli anni: Matteo Renzi).
Nel luglio 1996, in occasione di un mio fantastico tentativo di record in Nepal, tra le tante testimonianze che mi accompagnarono, erano con me a anche le maglie degli allora capitani Rui Costa e De Marchi. Come l'articolo che segue di "Stadio-Corriere dello Sport" ricorda, insieme a quella "tappa" ed al suo inizio, con mio padre, quando si parcheggiava la "500 giardinetta" di allora giusto sotto lo stadio che ancora non era Dall'Ara...
Ed ecco anche la foto originale, dalla foresta di Dakshinkali, a sud della valle di Kathmandu...

Che altro aggiungere quindi, miei cari amici di Bologna. Che la vostra squadra possa salvarsi, certo! Ma anche se non ce la dovesse fare confido almeno che possa farvi comunque piacere aver conosciuto questa specie di nostra prima semi-tappa di avvicinamento. Un momento dello straordinario "tour" della vita che comunque in qualche modo ci ha poi portato a conoscerci.
Penso di interpretare al meglio anche il pensiero di Claudia se vi dico che è per noi un grande piacere sentire la vostra città anche un po' nostra: grazie allo sport, al Caso e a tutto ciò che ci ha fatto avere un rapporto così particolare e privilegiato con voi, dove l'Appennino sembra proprio non sia lì a dividere, ma ad unire.
Molto meglio e molto di più della super-direttissima ferroviaria o di come potrà fare ogni altra variante di valico.
"Noi", con Bologna, e già da un po' di tempo, siamo collegati da un gran bel "ponte"...
Il vostro amico
Marco
giovedì 17 aprile 2014
Il "Giovedì", quando la fragilità diventa forza: da un terremoto in Himalaya al nostro caro Papa Francesco sui "sentieri" di Gesù
... la fragilità può renderci deboli, farci soccombere a volubili passioni, credere a chi promette effimeri benesseri, isolarci dagli altri e trincerarci ognuno nella propria (tragica) debolezza...
Il racconto (ed il ricordo) dell'ultima cena è sempre commovente...
Gesù si è appena affidato ai suoi discepoli, ha aperto loro il suo cuore annunciando che uno di loro, quello che intinge il pane nel suo stesso piatto, lo consegnerà alle guardie.
Anziché insistere sul tradimento che sta per compiersi però, parla dell'alleanza che sta per costruire con noi... e offre il pane che ha appena benedetto, un'immagine di fragilità. Fragilità che trabocca amore e condivisione.
In occasione del Giovedì santo questa visione dovrebbe essere per tutti una suggestione di eccezionale intensità: la fragilità vista non come ferita, come debolezza della quale deve farsi carico il più forte, bensì come strumento di vita.
Fragile è anche ciò che si spezza facilmente... e l'immagine è proprio quella del pane di Vita che si "spezza e si dona". Nel pane -fragile - condiviso è racchiuso il segreto della Vita. Di ogni persona, di ogni famiglia, comunità e del mondo intero.
La fragilità diventa forza. La forza dell'amore che si fa debole per essere ricevuto. Forza dell'amore che si scinde per alimentare, dare vita ed essere condiviso in modo solidale.
In questo momento due immagini più di altre mi passano dalla mente al cuore. La sensazione del pane, dei pasti condivisi e del tè nel deserto dei nostri amici Saharawi e quella proprio di una particolarissima Pasqua in Nepal, tra il Manaslù e gli Annapurna, verso il Pisang Peak: quando un "terremoto", scuotendo la terra come la mia anima, rese quell'esperienza una "tappa" fondamentale verso la forza della mia "fragilità"...
NAMASTE'.
"Dal" pensiero di Jorge Mario Bergoglio,
buon Giovedì santo!
Marco
![]() |
Cappella di Villa Il Poggio: prima di una "partenza"... |
Gesù si è appena affidato ai suoi discepoli, ha aperto loro il suo cuore annunciando che uno di loro, quello che intinge il pane nel suo stesso piatto, lo consegnerà alle guardie.
Anziché insistere sul tradimento che sta per compiersi però, parla dell'alleanza che sta per costruire con noi... e offre il pane che ha appena benedetto, un'immagine di fragilità. Fragilità che trabocca amore e condivisione.
In occasione del Giovedì santo questa visione dovrebbe essere per tutti una suggestione di eccezionale intensità: la fragilità vista non come ferita, come debolezza della quale deve farsi carico il più forte, bensì come strumento di vita.
Fragile è anche ciò che si spezza facilmente... e l'immagine è proprio quella del pane di Vita che si "spezza e si dona". Nel pane -fragile - condiviso è racchiuso il segreto della Vita. Di ogni persona, di ogni famiglia, comunità e del mondo intero.
La fragilità diventa forza. La forza dell'amore che si fa debole per essere ricevuto. Forza dell'amore che si scinde per alimentare, dare vita ed essere condiviso in modo solidale.
In questo momento due immagini più di altre mi passano dalla mente al cuore. La sensazione del pane, dei pasti condivisi e del tè nel deserto dei nostri amici Saharawi e quella proprio di una particolarissima Pasqua in Nepal, tra il Manaslù e gli Annapurna, verso il Pisang Peak: quando un "terremoto", scuotendo la terra come la mia anima, rese quell'esperienza una "tappa" fondamentale verso la forza della mia "fragilità"...
NAMASTE'.
"Dal" pensiero di Jorge Mario Bergoglio,
buon Giovedì santo!
Marco
Iscriviti a:
Post (Atom)